Da 331 a 340 - L'abc dell'operatore socio sanitario

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Da 331 a 340

I quiz dei concorsi delle ASL 3° parte > Regione Sardegna > Infermiere ASL8 > Da 301 a 400

331 COME SI CHIAMA LA POSIZIONE OCCUPATA SUL CROMOSOMA DALLE DUE COPIE DI OGNI GENE?

A) Fenotipo

B) Cromatidio

C) Locus

Con il termine fenotipo (dal greco phainein, che significa "apparire", e týpos, che significa "impronta") si intende l'insieme di tutte le caratteristiche osservabili di un organismo vivente, quindi la sua morfologia, il suo sviluppo, le sue proprietà biochimiche e fisiologiche comprensive del comportamento. Questo termine viene utilizzato in associazione al termine genotipo, dove per genotipo si intende la costituzione genetica di un individuo o di un organismo vivente.
I cromatidi sono le due subunità di cui sono costituiti i cromosomi nel processo di divisione cellulare, mitosi o meiosi. I cromatidi fratelli sono la coppia dei cromatidi uniti per il centromero, che derivano dalla replicazione di un cromosoma. I cromosomi omologhi sono costituiti da due cromosomi uniti in regioni a forma di X chiamati chiasmi.
Tutte le cellule somatiche nel nostro organismo sono diploidi, cioè hanno due copie di ogni cromosoma, uno di origine paterna, l'altro di origine materna. Durante il ciclo cellulare tutto il genoma di una cellula somatica si duplica.I cromosomi vengono duplicati durante la fase S del ciclo cellulare, che segue la fase G1 (gap 1) e precede la fase G2 (gap 2). L'insieme di questi tre momenti costituisce l'interfase che a sua volta precede la mitosi o la meiosi.
Ogni singolo cromosoma ora è costituito da due copie cromosomiche, i cromatidi fratelli, che resteranno legati fra loro a livello del centromero fino al momento della mitosi. I due cromatidi fratelli verranno separati durante l'anafase, a questo punto essi prenderanno nuovamente il nome di cromosomi, poiché condurranno vita indipendente.
In biologia e in computazione evoluzionistica, il termine locus genico (o più semplicemente locus, plurale loci) designa la posizione di un gene o di un'altra sequenza significativa all'interno di un cromosoma.
Un locus può essere occupato da uno qualsiasi degli alleli del gene. Le cellule diploidi o poliploidi possono essere definite omozigoti se possiedono il medesimo allele nello stesso locus in ogni cromosoma, o eterozigoti, se possiedono diversi alleli nei loci corrispondenti.


332 LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO PREVEDE:

A) L’identificazione delle fonti del rischio, e l`utilizzo dei DPI a prescindere della gravità del danno che potrebbe derivare, al fine di individuare le misure necessarie alla salvaguardia della salute



B) L’analisi delle probabilità di accadimento

C) L’identificazione delle fonti del rischio, l`analisi delle probabilità di accadimento e della gravità del danno che potrebbe derivare e l`individuazione delle misure necessarie alla salvaguardia della salute

La valutazione del rischio in ambito lavorativo
La valutazione del rischio è lo strumento fondamentale che permette al datore di lavoro di individuare le misure di prevenzione e di pianificarne l’attuazione, il miglioramento ed il controllo al fine di verificarne l’efficacia e l’efficienza. In tale contesto si potrà confermare le misure di sicurezza già in atto o apportare delle modifiche al fine di migliorarle in relazione alle innovazioni di carattere tecnico e/o organizzativo introdotte in materia di sicurezza.
La valutazione dei rischi per la salute e la sicurezza assume un'importanza fondamentale tra le misure generali di tutela costituendo il presupposto dell’intero sistema di prevenzione.
Il datore di lavoro deve valutare nella scelta delle attrezzature di lavoro e delle sostanze o dei preparati chimici impiegati, nonché nella sistemazione dei luoghi di lavoro, i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi compresi quelli riguardanti i gruppi dei lavoratori esposti a rischi particolari.
La valutazione del rischio deve dunque riguardare tutti i rischi, secondo le modifiche introdotte dalla comunità Europea e deve, di conseguenza, tradursi in un documento contenente :
1. una relazione sulla valutazione dei rischi per la sicurezza e la salute durante il lavoro, nella quale sono specificati i criteri adottati per la valutazione stessa ; 2. l’individuazione delle misure di protezione e prevenzione e dei dispositivi di protezione individuale: 3. il programma delle misure ritenute opportune per garantire il miglioramento nel tempo dei livelli di sicurezza;
Attraverso la valutazione del rischio si possono delineare gli interventi necessari per eliminare o/e ridurre al minimo il possibile potenziale di danno. (prevenzione attiva e passiva e protezione dei lavoratori. )
Seguendo le linee di lavoro suggerite dal D.Lgs. 81/2008 sono possibili le seguenti azioni:

  •    eliminazione del pericolo

  •    modificazione delle circostanze e delle cause che determinano le situazioni di pericolo che non possono essere eliminate al fine di poterle controllare e poter prevenire il potenziale di rischio

  •    eliminazione del danno e/o sua riduzione a bassi valori di gravità

Il Documento di Valutazione del Rischio

Il Documento di Valutazione del Rischio (DVR) è la relazione stesa a seguito della valutazione del rischio. Questo documento deve riguardare tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari come stress lavoro-correlato, lavoratrici in stato di gravidanza, nonché quelli connessi a differenze di genere, età, etnia e tipologia contrattuale.

Il documento può presentarsi in formato cartaceo o informatico ma deve sempre essere custodito all'interno dell'azienda (in caso di supporto informatico è necessario possedere anche l'applicazione per poter aver accesso al documento); il documento inoltre, per essere valido, deve essere munito di data certa o attestata dalla sottoscrizione, oltre che del datore di lavoro, anche del responsabile del servizio di prevenzione e protezione, del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza e/o del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza territoriale, e dal medico competente,(ove nominato).

I contenuti obbligatori per la stesura di un DVR completo sono:

  •    la relazione sulla valutazione del rischio nell'ambiente di lavoro, facendo riferimento ai criteri utilizzati;


  •    un elenco delle misure di prevenzione e protezione utilizzati (misure collettive, misure organizzative, dispositivi di protezione individuale, ecc)


  •    un programma di azioni di miglioramento sui sistemi di prevenzione e protezione per innalzare via via il livello di sicurezza;


  •    la descrizione delle procedure di attuazione dei sistemi di prevenzione e protezione, e l'indicazione dei soggetti coinvolti in tali procedure, con definizione di incarichi specifici;


  •    indicazione del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione, del Responsabile dei Lavoratori e del Medico Competente;


  •    l'indicazione e la descrizione delle mansioni a rischio che richiedono un'idoneità professionale.


La valutazione dei rischi, e quindi la stesura del relativo documento, devono essere fatti entro novanta giorni dall'apertura di una nuova attività lavorativa; inoltre, ogni qualvolta intervenga una qualsiasi modifica all'interno del ciclo produttivo e/o nell'organizzazione aziendale, il DVR deve essere aggiornato e adeguato alla nuova realtà lavorativa.

333 CON IL TERMINE “MELENA” SI INDICA:

A) L’emissione di feci con sangue di colore rosso vivo

B) L’emissione di feci picee


C) La presenza di feci risiformi

334 E’ POSSIBILE INVIARE UN’E-MAIL A PIÙ DESTINATARI SENZA CHE CIASCUNO POSSA LEGGERE GLI INDIRIZZI DEGLI ALTRI?

A) Sì, inserendo tutti gli indirizzi nel campo “Cc”

B) Sì, inserendo tutti gli indirizzi nel campo “Ccn

C) No, non è possibile, ciascun destinatario visualizzerà tutti gli indirizzi a cui è stato inviato il messaggio

335 QUALE È APPROSSIMATIVAMENTE L’INTERVALLO NORMALE DELLA FREQUENZA DEL POLSO IN UN BAMBINO DI ETÀ COMPRESA TRA UNO E DUE ANNI?

A) 80-130

B) 120-160

C) 60-100

336 QUANTO DURA IN MEDIA IL PERIODO DI INCUBAZIONE DELL'EPATITE DA HCV?

A) 6 - 7 settimane

B) 6 - 7 giorni

C) 30 giorni

337 OGNI QUANTO TEMPO L'INFERMIERE SOSTITUISCE IL CATETERE IN SILICONE AL PAZIENTE?

A) 60 - 90 giorni

B) 10 - 20 giorni

C) 40 - 60 giorni

338 PER QUALE INFEZIONE PARASSITARIA VIENE IMPIEGATO L’ESAME DELLO SCOTCH-TEST?

A) Filariasi

B) Ossiuriasi

C) Idatidosi

339 IL PROGRAMMA DELLE ATTIVITÀ TERRITORIALI È PROPOSTO:

A) Dal direttore di distretto

B) Dal direttore generale della ASL

C) Dal direttore sanitario della ASL

340 IN FISICA LA MECCANICA CLASSICA STUDIA IL MOVIMENTO DEI CORPI E NORMALMENTE SI FA RIFERIMENTO A TRE PRINCIPI FONDAMENTALI. LA DEFINIZIONE “UN CORPO PERSEVERA NEL SUO STATO DI QUIETE O DI MOTO RETTILINEO UNIFORME FINCHÉ NON INTERVENGONO CAUSE ESTERNE” SI RIFERISCE :

A) Al primo principio della dinamica, il principio di inerzia


B) Alla seconda legge fondamentale della dinamica

C) Al terzo principio della dinamica, il principio di azione e reazione

Primo principio detto d'inerzia o di Galileo

Il primo principio della dinamica afferma che:

   Un corpo mantiene il proprio stato di quiete o di moto rettilineo uniforme, finché una forza non agisce su di esso.

In base a questo principio, se un corpo è fermo o si muove di moto rettilineo uniforme, allora non è soggetto a forze oppure la somma vettoriale delle forze che agiscono su di esso è nulla. Viceversa, se la risultante delle forze agenti su un corpo è nulla, allora esso mantiene il proprio stato di moto. Nella realtà di tutti i giorni, si osserva che un corpo in moto tende lentamente a rallentare fino a fermarsi. Questo tuttavia non è in contraddizione con il primo principio, in quanto la forza di attrito, per esempio con l'aria o il terreno, sta agendo sul corpo modificando il proprio stato di moto. Se fosse possibile fare un esperimento in cui tutti gli attriti e le interazioni vengono annullate, ad esempio nello spazio vuoto lontano dalle galassie, allora si osserverebbe che il corpo continuerebbe a muoversi indefinitamente a velocità costante lungo una linea retta.
Secondo principio detto di proporzionalità o di Newton o di conservazione

Il secondo principio della dinamica afferma che:

   L'accelerazione di un corpo è direttamente proporzionale e nella stessa direzione della forza netta agente su di esso, è invece inversamente proporzionale alla sua massa. In formule:

       F = m a

Sia la forza che l'accelerazione sono dei vettori e sono indicati in grassetto nella formula. La forza netta, o forza risultante, agente su di un corpo è la somma vettoriale di tutte le forze applicate ad esso. L'accelerazione causata quindi dalle forze avrà come effetto una modifica del vettore velocità nel tempo. Questa modifica si può manifestare come un cambio della direzione della velocità, oppure come un aumento o diminuzione del suo modulo.

La massa che compare nel secondo principio della dinamica è chiamata massa inerziale, cioè misura quantitativamente la resistenza di un corpo ad essere accelerato. Infatti la stessa forza agente su di un corpo di piccola massa, come ad esempio una spinta data ad un tavolo, produce un'accelerazione molto maggiore che su di un corpo di grande massa, come un'automobile che con la stessa spinta cambierebbe la propria velocità di poco.


Terzo principio detto di azione e reazione


Il terzo principio della dinamica afferma che:

   Per ogni forza che un corpo A esercita su di un altro corpo B, ne esiste istantaneamente un'altra uguale in modulo e direzione, ma opposta in verso, causata dal corpo B che agisce sul corpo A

Il terzo principio della dinamica è noto anche attraverso la formulazione originaria di Newton, "ad ogni azione corrisponde sempre una uguale ed opposta reazione", dove il termine "azione" deve essere inteso nell'accezione generale di forza.[5][4] In termini matematici il terzo principio può essere riassunto come:

   F_A B = - F_B A

Il terzo principio della dinamica in termini moderni implica che tutte le forze hanno origine dall'interazione di diversi corpi, in base al terzo principio se solo un corpo singolo si trovasse nello spazio, questo non potrebbe subire alcuna forza perché non vi sarebbe alcun corpo su cui la corrispondente reazione possa essere esercitata.



 
 
 
 
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